Quanto siamo zuccherosi 2

Mangiamo sano

Che cosa c’è di più sano di una mela? Lo dice il detto: una mela al giorno toglie il medico di torno.

Figurarsi come staremo bene se anziché una ne mangiassimo quattro!

Ma se provassimo a mangiarle, probabilmente la prima ce la gusteremo, ma già la seconda avremo difficoltà a mangiarla tutta, perché un senso di sazietà arriverà a fermarci prima. Le fibre presenti nella frutta dicono al corpo di fermarsi, avvertono che abbiamo mangiato quello che ci serve.

Ma che cosa succede se anziché mangiarle, le quattro mele le passiamo in una centrifuga? Otterremo un bel succo di mela, un bel bicchiere di succo di mela. Una mela sono circa 4 cucchiaini di zucchero. Ecco che cosa accade, ci siamo illusi di avere fatto una merenda sana a metà mattina, bevendo un buon succo di mela, senza zuccheri aggiunti o chissà quali altre schifezze, invece andiamo a sommare 16 cucchiaini di zucchero ai 17 che abbiamo consumato a colazione.

Noi abbiamo modificato la struttura della mela che la natura ci fornisce in una bella confezione, con la sua forma rotonda e la sua buccia colorata, che ha tutti i nutrienti che ci servono, che contiene le fibre che ci avvisano quando siamo sazi, con la giusta quantità di zucchero, però crediamo di saperne di più della natura, abbiamo la presunzione di essere più intelligenti del Creatore e abbiamo inventato una macchina, la centrifuga che estrae solo lo zucchero e buttiamo il resto, se siamo virtuosi lo buttiamo nell’umido, per rimetterlo nel giusto ciclo della vita.

La grande quantità di zucchero nei succhi e nelle bevande in generale, tendono a creare un vero sconquasso, uno tsunami di zucchero che arriva dritto al fegato.

Con quali conseguenze? Grasso che invade gli organi! Gli inglesi lo chiamano TOFI (Thin on the Outside, Fat on the Inside, Magro Fuori Grasso Dentro), non riguarda l’obesità, si chiaro, colpisce una persona dall’aspetto normale che consuma troppo zucchero.

Sappiamo che con l’aumento del fruttosio si tende ad accumulare grasso nella zona addominale, spunta la pancetta, quando si accumula grasso in quest’area si può andare incontro a diverse malattie metaboliche: diabete di tipo 2, obesità, malattie cardiache.

Il fegato, in presenza di questo tsunami, aumenta la produzione di transaminasi, specialmente enzimi di tipo ALT che lo aiutano a reagire allo tsunami, se queste compaiono nel sangue significa che le cellule del fegato stanno rilasciando il loro contenuto, sono danneggiate o stanno morendo.

Ma che cosa combina lo zucchero quando viene ingerito?

Una volta entrato nel corpo, lo zucchero si divide in due parti: fruttosio e glucosio. Entrambi seguono la strada per giungere al fegato. Nel fegato il glucosio viene processato in modo efficiente, viene usato per fornire energia o viene conservato per usi successivi, come una batteria di scorta. Diversa sorte ha il fruttosio, il fegato non ha un sistema per regolarlo in quanto era raro in natura e lo spedisce al flusso sanguigno non curandosene se ce ne sia bisogno o meno. Se le nostre scorte sono già occupate, lo trasforma in grasso. Un po’ di questo grasso resterà nel fegato aumentando il rischio di insulino-resistenza e di diabete (abbiamo il fegato ingrossato o fegato grasso). Questo grasso viene poi rilasciato nel sangue sotto forma di trigliceridi, portando a eccesso di peso, arterie ostruite e malattie cardiache.

Quando mangiamo molti zuccheri e altri carboidrati (pane, pasta) produciamo molto glucosio, il corpo rilascia un ormone chiamato insulina, pensatela come una chiave che apre le porte delle nostre cellule così da far entrare in loro il glucosio, rimuovendolo dal sangue e dare alla cellula (e al corpo) l’energia di cui ha bisogno, bruciandolo. Più glucosio abbiamo nel sangue e più insulina viene rilasciata. Mentre l’insulina è nel sangue e si occupa del glucosio avvisa le nostre cellule grasse di tenersi stretto il grasso, ovvero spegne i nostri processi brucia grassi. Mangiando molti zuccheri introduciamo grasso tramite il fegato ingrossato, inoltre grazie al glucosio, produciamo molta insulina, la quale, lo abbiamo capito, ordina di non bruciare i grassi mentre lavora, innescando un processo di accumulo di grassi che può portare all’infarto.

Gary Taubes, giornalista scientifico, afferma: «Esistono malattie croniche legate all’obesità e al diabete, malattie cardiache, vari tumori, gotta, ipertensione, pressione alta, possibile malattia di Alzheimer. La domanda è, esisterebbero queste malattie se lo zucchero non fosse presente nell’alimentazione?»

Se piangi, se ridi

Una dieta con una grande presenza di zucchero (nell’esempio della colazione e della merenda non abbiamo mai visto lo zucchero, teniamolo a mente, ma ne abbiamo mangiato in quantità esagerata), alla lunga può manifestare i segni di stanchezza e di cambio d’umore. Il cervello ce lo dice subito di che cosa abbiamo bisogno per riprendere vigore e ritrovare il sorriso: «Mangia cose dolci, mangia cose dolcissime!»

Ingeriamo qualcosa di dolce e il cervello risponderà nell’immediato positivamente.

L’umore altalenante troverà giovamento mangiando o bevendo cose dolci, ci sentiremo carichi, pieni di voglia di fare, ma dopo un’ora cadremo in un senso di letargia e di apatia. Per uscirne sappiamo qual è il rimedio: zucchero!

La dipendenza da zucchero causa momenti con un’alta concentrazione e attività seguita da un crollo.

Il cervello e il corpo vivono di glucosio, se il glucosio sale e scende costantemente, anche il cervello seguirà l’andamento di accensione e spegnimento, le funzioni mentali risultano instabili. Se invece il glucosio è stabile, si avrà più lucidità.

L’inganno dell’apporto di zucchero dopo il crollo è un senso di euforia, di frenesia che ci far stare bene. Attenti, però, la frenesia non è sinonimo di felicità, si vive un livello d’umore alto, ma non è piacevole.

La glicemia incide sull’umore, con un grafico sarà più facile capire che cosa accade.

Rappresenta la quantità di glicemia presente nel tempo. La linea tratteggiata perpendicolare al tempo indica la quantità necessaria perché il cervello funzioni bene, perché si trovi in uno stato felice.

Se mangiamo qualcosa di dolce (un succo, un cioccolatino) la glicemia sale veloce e anche il nostro stato d’animo supera la linea della felicità, siamo super attivi (traccia 1). Però altrettanto velocemente precipita (traccia 2), il calo è rapido perché all’apporto di zuccheri corrisponde una produzione di insulina da parte del corpo, che porta energia alle cellule. Davanti a questo crollo il cervello si trova sotto la linea di felicità, vengono rilasciati gli ormoni dello stress, ovvero l’adrenalina, la quale informa il cervello del bisogno di cercare qualcosa di zuccherato. Assumendo altro zucchero la curva torna ad alzarsi (traccia 3), però torna in funzione la produzione di insulina che brucerà gli zuccheri, riportando il calo di glicemia (traccia 4) rimettendo in azione l’adrenalina che richiederà altro zucchero. Ecco spiegato l’umore altalenante.

Il problema è che questa continua produzione di adrenalina può portare, a lungo andare, stati d’ansia o attacchi di panico a causa di questi sbalzi d’umore.

Oddio, non se ne esce, vien da pensare. Non è vero, c’è sempre una via d’uscita, ci vuole volontà, coraggio e un po’ di amicizia. Dobbiamo avere fiducia nel Tao.

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